
Spiace! Spiace soprattutto per la famiglia, per l’uomo, per la persona, per Giampiero Boniperti. Ha vissuto la sua vita. Aveva 92 anni, quasi 93. Li avrebbe compiuti a luglio. Ma quando qualcuno scompare non esiste età o altra caratteristica. Spiace perché se ne sta andando la storia della Juventus. Da Gianni Agnelli, pardon l’Avvocato, al fratello Umberto sino all’ex capitano. Ho avuto la fortuna di assistere all’ultima parte di quest’epopea e la custodirò profondamente nel mio intimo. Ora, però, ci sono gli eredi e la speranza è che Andrea, con i cugini Elkann, possano raggiungere i traguardi dei predecessori. Non c’è migliore augurio per loro e per i tifosi bianconeri.
Boniperti ha dedicato la sua vita alla Vecchia Signora. Prima come calciatore, ala destra o centravanti. Poi in società. Con lui, la Juve ha conquistato tutto tanto che è il dirigente più titolato della storia italiana. “Vincere non è importante, ma l’unica cosa che conta“. Nato a Barengo, esordisce in serie A nel 1946 con la maglia bianconera e, da lì, non svestirà più quei colori. Trionfa in campionato e Coppa Italia. Nel finale di carriera funge supporto alla celebre coppia formata da Sivori e Charles. Dopo l’addio al calcio giocato, la Famiglia lo convince a sedersi dietro la scrivania. Nel 1971 diventa Presidente e ricoprirà tale carica fino al 1990. Da quella data diverrà amministratore delegato e per 4 anni rimarrà tale. Poi, un breve periodo di distacco fino al 2006 quando tornerà a coadiuvare la sua Juve alle prese con il post Calciopoli. Da allora è Presidente Onorario insieme a Franzo Grande Stevens.