
Ci sarebbero tante cose da dire perché il Festival di Sanremo resta fondamentale per la cultura e la tradizione italiane. Cosa ci ha lasciato questa edizione? Sicuramente l’impatto visivo completamente diverso rispetto all’Ariston desolatamente vuote di un anno fa. Nel 2020 stavamo per cadere nell’incubo. Due anni dopo speriamo di esserne usciti. Sì, c’erano le mascherine. Tuttavia, ho visto abbracci e un pubblico scatenato che ballava, Sono segnali importanti di vita.
Poi? I momenti più elevati restano le esibizioni di Checco Zalone e la performance straordinaria di Cesare Cremonini. Questo per molteplici motivi. Il pugliese è stato criticato da molti, ma a mio avviso mal interpretato. Non voglio commentare, e non parlo, dello sketch sull’omofobia. Mi rivolgo alla canzone Poco Ricco e alla parodia sui virologi da televisione. A qualcuno può essere apparsa eccessiva. A mio modo di vedere è stata semplicemente simpatica nei confronti di personalità che, comunque, hanno in più occasioni ecceduto. Questo è stato ben rappresentato. Del bolognese c’è poco da dire. E’ un artista a tutto tondo e non ha bisogno di fare lo showman per imporsi.
Amadeus dimostra, ancora una volta, di essere un ottimo direttore artistico e un bravo conduttore. Approvo la scelta di Maria Chiara Giannetta. Trovo giusta anche quella di Drusilla Foer, ma mi è parsa piuttosto “piatta”. Una figura come la sua avrebbe potuto lasciare un segno più marcato.
La vittoria di Brividi è meritata? Certo, il pubblico è sovrano. Tuttavia, non mi sembra un caso che l’orchestra abbia votato Elisa. Lei è straordinaria. Vederla giungere alle spalle di Mahmood e Blanco mi pare davvero strano. Una lesa maestà? Per il momento, sì. Il secondo non è ancora pronto, ma sarà un grande del futuro. Il primo ha inspiegabilmente trionfato due volte a Sanremo. Difficilmente questa coppia sarà in grado di bissare il successo dei Maneskin agli Eurovision. Mai porre limiti alla Provvidenza.