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Nuovo format Mondiale 2026: qui la spiegazione, i pro e i contro

infantino

In questi ultimi giorni si parla parecchio del nuovo Mondiale che ha condotto a importanti riforme nei calendari di calcio. Ormai è noto: nel 2026, la kermesse si disputerà in tre Paesi: Messico, Stati Uniti e Canada. Sarà la prima dopo l’avventura qatariota dello scorso inverno e porterà con sé un’importante notizia. Se nel Paese Arabo si è giocato in prossimità delle festività natalizie, si tornerà al grande classico estivo, ma ci saranno 48 squadre cioè 16 in più rispetto al passato. Qualcuno effettuerà ogni sorta di gesto scaramantico, tuttavia, dopo la mancata doppia presenza nel 2018 e nel 2022, gli azzurri avranno molte più chance di qualificazione. Insomma, dovremo esserci.

A proposito di qualificazioni, le finestre per le nazionali saranno simili a quelle attuali, ma probabilmente più lunghe in termini di giorni. Vi saranno, quindi, soste durante i mesi di settembre, ottobre, novembre e marzo. Il resto si completerà nel periodo estivo, zona franca per i club. Nel 2026, poi, i giocatori dovranno essere a disposizione dei commissari tecnici per la fine del mese di maggio. Gli altri tornei, quindi, saranno organizzati sulla base di tale diktat. Il Mondiale inizierà nei primi giorni di giugno per terminare il 19 luglio. Ma come sarà organizzato? Ci saranno ben 12 gironi, 4 in più del classico format a cui siamo abituati. Ogni gruppo avrà all’interno un poker di compagini, esattamente come ora. Passeranno al turno successivo le prime classificate di ogni girone più le otto migliori terze. Si avranno così i sedicesimi di finale, mai visti prima di oggi. A seguire: ottavi, quarti, semifinale e finale. Un tour de force perché il vincitore disputerà un match in più rispetto alle attuali 7 sfide.

Si discute parecchio sulla convenienza della novità. Come sempre esistono pro e contro ed è davvero difficile soppesarli. Sicuramente il punto di vista economico ha la sua importanza. E’ chiaro che, per gli sponsor, ci sono notevoli vantaggi in termini di visibilità. Aumenta il numero di incontri, ma anche la quantità di partecipanti alla fase finale che, in pratica, vuole dire più paesi coinvolti e maggior numeri di spettatori. E’ chiaro, però, che un torneo simile può diventare logorante per gli atleti. Non ci si trova di fronte a delle macchine. Da l punto di vista psicofisico, dopo un’intensa stagione, una coda così lunga è ancora più impegnativa. Non è la singola partita in più a fare la differenza, ma il numero di allenamenti e di giornate impegnate con un livello di attenzione che, in certe situazioni, non può calare Lo spettacolo potrebbe non giovarne. Vedremo chi avrà ragione.

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