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Caos Nazionale: Mancini e Gravina non hanno colpe, no a battaglie per il nuovo ct

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L’Italia, Mancini, Spalletti, Conte… Che gran caos! Non è una brutta figura da parte di nessuno perché sono situazioni di vita che possono capitare a chiunque. Queste, tuttavia, sono sotto i riflettori e quindi alla mercé di tutti. Se non vi fosse la componente legata alla fama, magari capiterebbe la medesima vicenda, ma nessuno si scomporrebbe. Si dice che è il prezzo da pagare per occupare determinate posizioni. In realtà è incomprensibile in quanto l’essere celebri non conduce a non trovarsi in vicissitudini della vita quotidiana.

La storia è arcinota. Mancini ha lasciato la Nazionale e recentemente ha spiegato a Libero i motivi che l’hanno portato alla decisione. Roberto si è visto modificare lo staff e non ha gradito. Può starci. Un tecnico è abituato a lavorare con determinati elementi e si vede “imporne” altri. Non è sicuramente una condizione semplice da digerire. Dal canto suo, la Federazione ha deciso di modificare lo staff ed è comprensibile. Probabilmente era consapevole che ciò avrebbe rischiato di implicare anche un cambio del ct, ma ha preferito così. Sono errati i tempi? Sì, in un mondo perfetto, la separazione si sarebbe celebrata più di un anno fa, dopo la mancata qualificazione ai mondiali. E’ noto, però, che la perfezione non è elemento di questa realtà. L’addio di Mancini alla Nazionale, quindi, è accaduto. Sicuramente si sarebbe preferito che non succedesse, ma non lo si è potuto evitare.

Adesso occorre trovare un nuovo allenatore. Fortunatamente paiono scongiurate le piste che portavano ai campioni del mondo del 2006, sempre giustamente ringraziati per quanto svolto sul campo, ma senza un credito legato al debito di riconoscenza. Fabio Cannavaro e De Rossi, a mio modo di vedere, non sarebbero assolutamente pronti per ricoprire il ruolo di ct. La scelta pare essere tra Spalletti e Conte. Il toscano sembra la prima opzione, ma c’è un problema. E’ legato al Napoli tramite una clausola da 3 milioni di euro e De Laurentiis non intende liberarlo senza il pagamento di quella somma. Ne fa una questione di principio. Sostiene che il pallone non possa prescindere da determinate dinamiche politico-economiche tipiche di una normale azienda. Questo anche in un’ottica di migliorare un sistema legato, forse, a particolari canoni ormai lontani dalla gestione di una impresa. Il ragionamento sembra corretto. Dal canto suo, la Figc non intende pagare la “penale” per liberare Spalletti. Anche qui si ha una motivazione importante. Se si compisse questa attività, si andrebbe a finanziare uno dei 20 club che militano nel massimo campionato il cui vertice è proprio la Federazione. Non sarebbe l’ideale. Non fa una piega. Si è in un’empasse. Potrebbe risolverla proprio Luciano andando a rimetterci di tasca sua. Io credo sarebbe la soluzione più giusta. Altrimenti, meglio passare ad Antonio Conte.

Dal punto di vista sportivo, la differenza è importante, ma allo stesso tempo insignificante. Sembra un paradosso. Vorrei spiegarmi. I due tecnici sono completamente diversi. Con Spalletti si proseguirebbe sulla falsariga dell’operato “manciniano”. Il 4-3-3 è un modulo che il toscano ha recentemente sfruttato durante la vincente avventura partenopea. Conte, invece, potrebbe sfruttare il suo amato 3-5-2 che è ottimo alla luce di tanti interpreti. Inter e Juve, per esempio, utilizzano tale sistema. I vari Bastoni, Acerbi, Darmian, Dimarco, Barella, Locatelli, Chiesa… ne potrebbero giovare. Spalletti è un mister sulla cresta dell’onda e molto attento alle recenti evoluzioni calcistiche. Antonio, invece, ha il beneficio di conoscere già ambiente e dinamiche. Non è poco considerato che manca circa un mese al prossimo impegno di qualificazione europea e poco meno di un anno alla kermesse continentale.

La scelta tra questi due, oltre a non essere semplice, appare comunque positiva. In ogni caso, questa volta non mi appellerei ad avvocati o situazioni simili e non scivolerei oltre determinati principi. Il calcio italiano ha necessità di certezze, non di ulteriori battaglie legali.

 

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