Giochisti o risultatisti? Questo è il dilemma. E’ un po’ di giorni che la questione è tornata di moda. Il quesito è nato dopo la gara di Champions League tra Manchester City e Atletico Madrid. Si sono notati proprio due stili ai completi antipodi. Gli inglesi sono l’emblema del “concetto guardiolista” di calcio: attaccare sempre e comunque. Ci si difende con la palla tra i piedi. E’ scontato: se si detiene il possesso della sfera, è impossibile che l’avversario trovi la via della rete. In effetti, non fa una piega se non fosse che in questo gioco esiste la transizione passiva. Al contrario, il “cholismo” pensa prima di tutto a non subire. Ci si difende in 11 dietro la linea della palla e si pensa a non lasciare nessun varco ai rivali chiudendo ogni spazio possibile e immaginabile. Così facendo si dovrebbe sfruttare il contropiede per fare male, ma non è possibile se si comincia l’azione troppo distanti dalla porta avversa.
Naturalmente ne è uscita una partita a senso unico dove i biancorossi non sono quasi mai riusciti a oltrepassare la metà campo. Ciò non è sfuggito a Guardiola che lo ha sottolineato, ma lo stesso ha fatto Kevin De Bruyne. Loro sono assolutamente convinti che il “giochismo” sia il modo più efficace. Esiste, in realtà, una maniera migliore dell’altra? Il punteggio di ieri dimostra che non c’è una verità. Altrimenti, tra i due estremismi più opposti, vi sarebbe stato un divario netto. E’ finita 1-0 e, nel ritorno, tutto può accadere. Credo che realmente si debba smettere di trattare di “corto muso” o “catenaccio” e avere maggiore rispetto di ogni idea.

